Il tiro a volo nasce nei primi anni del 19° secolo, dove alcuni cacciatori inventarono il ‘trapshooting’ come risposta ad un divieto di caccia ai volatili selvatici istituito in quel periodo, costituito per contrastare l’aumento indiscriminato dei cacciatori e la conseguente diminuzione drastica della selvaggina.
Questo provvedimento però non aveva colpito tutta la popolazione, ma bensì la più povera, la quale protestò energicamente ma senza ottenere nessun risultato. Gli aristocratici riuscirono ad aggirare facilmente la legge, appropriandosi degli spazi pubblici dove la caccia era permessa. Di conseguenza i cittadini dovettero trovare un’alternativa in grado di soddisfare la passione per la caccia ai volatili.
Nella seconda metà dell’800 in America, vennero attribuiti significati diversi alle palle di natale, le quali da ornamenti degli alberi natalizi, divennero bersagli mobili lanciati da delle macchine apposite, le balltraps, le quali dovevano essere prese al volo sparando con il fucile. Questa attività in America divenne popolarissima, mentre in Europa non trovò molto entusiasmo, in quanto considerato divertente ma poco impegnativo. Però gli Europei accolsero la seconda proposta fatta dagli America nel 1880, un bersagli mobile fatto di argilla a forma di disco. <
Nel 1957 venne fondato il primo circolo di tiro al piccione, il ‘Pigeon Club’; questa fu anche la data i nascita del vero e proprio trapshooting. Per la prima volta vennero usate delle vere e proprie casette (traps), le quali avevano il compito di rinchiudere i piccioni e venne istituito un regolamento di gara, il quale prevedeva l’utilizzo di fucili a 2 canne di calibro 12 (massimo consentito). Inizialmente le casette venivano aperte al comando del tiratore (pull) a mano da un inserviente tramite il tiro di una funicella, successivamente venne inserito l’utilizzo di un congegno elettrico. Le traps inizialmente erano 5, collocate ad una distanza di 28 mt. l’una dall’altra. Il tiratore aveva ha disposizione 2 colpi per abbattere il volatile, il colpo veniva considerato valido solo se al momento del contatto con il suolo il piccione cadeva in un’area prestabilita, delimitata da una rete di recinzione (distanza variabile dai 18 ai 22 mt. dalle traps). Le seguenti regole vennero utilizzate fino alla scomparsa del tiro a piccione, la quale specialità era praticata da migliaia di persone, sia a livello nazionale che internazionale (vennero svolti anche campionati mondiali, europei e Grand Prix).
Il record mondiale di volatili abbattuti è di un italiano, il marchese Luigi Torrigiani di Firenze, il quale, il 3 maggio 1899, sparò con lo stesso fucile ben 1300 cartucce in poco più di 7 ore (le canne del fucile per raffreddarsi dovevano essere immerse nell’acqua), abbattendo 935/1000 piccioni. (2)
L’effetto Olimpiadi (il tiro a piattello specialità Trap o Fossa Universale fu ammesso come sport facoltativo ai Giochi di Parigi del 1900) giovò senz’altro alla promozione internazionale della disciplina.
Nel 1926 un appassionato industriale del settore, Ettore Stacchini, fondò la Federazione Italiana Tiro al Piccione d’Argilla (FITPA) che riuscì a riunire 30 società di tutte le regioni italiane. L’anno successivo la FITPA si trasformò in FITAV (Federazione Italiana Tiro a Volo) ed entrò a far parte del CONI con 151 società e 916 tiratori, sotto la guida del suo fondatore che ne divenne il primo Presidente.(1)
Sitografia:
- http://www.fitav.it/PageAction.do?servizio=security&metodo=paginaStatica&pagina=/statico/altre-pagine/storia.html
- http://www.treccani.it/enciclopedia/tiro-a-volo_(Enciclopedia-dello-Sport)/