talenti - parte1Uno dei problemi più delicati ma nello stesso tempo affascinanti nel calcio è quello della gestione dei giovani e della scoperta dei talenti, cioè dei possibili futuri campioni, che possono essere individuati in un ambito sportivo, con un certo anticipo al fine di poterne favorire uno sviluppo ed il sostegno e quindi la definitiva manifestazione.

Viene considerato un talento sportivo colui che si caratterizza per determinati presupposti fisici e psichici che, con una certa approssimazione, potrebbero portarlo, in futuro, a raggiungere risultati di elevato livello sportivo in una data disciplina.

Alcuni studiosi distinguono tra:

  • Talento motorio generale: chi ha una maggiore capacità di apprendimento
  • Talento sportivo:  chi mostra una certa disponibilità a sottoporsi all’allenamento
  • Talento sportivo specifico:  chi ha dei presupposti notevoli per una data disciplina

Molteplici sono le definizioni sul concetto del talento sportivo riportate da diversi autori, alcune di esse tradotte e parzialmente modificate si esprimono in questo modo:

“Per caratteristiche del talento si intendono innate capacità che consentono ad un soggetto di mettere in mostra eccezionali doti, durante performance che richiedono speciali abilità” (M. Malina).

“Un talento è una persona con valori di sviluppo superiori alla norma in prestazioni rilevanti per un determinato sport sotto condizioni ambientali favorevoli” (Hohmann).

“Si definisce un giovane giocatore di talento quando il soggetto attraversa uno stato particolare dell’attitudine” (D’Ottavio).

“Possiamo definire il talento calcistico come quella speciale condizione psicofisica e della prestazione in generale, che attraversa un certo stadio evolutivo, e che lo pone rispetto alla media dei suoi coetanei, al di sopra di essa” (Weineck).

In particolare, Gagnè (1999), considera il talento come “la superiorità sistematica nello sviluppo di abilità e competenze in una specifica abilità umana a un livello tale da appartenere solamente al 10% della popolazione che rappresenta il Top Level in quell’attività”. Lo stesso autore ne ridefinisce il significato, considerando il talento come prodotto finale del processo di sviluppo dell’individuo distinguendolo dalle potenzialità, che rappresentano invece gli elementi costitutivi dell’individuo, la base di partenza che egli possiede.

Come si può facilmente intravedere, tali enunciati non possono fare a meno di sottolineare il carattere di eccezionalità con il quale il soggetto manifesta il suo essere psico-fisico e tecnico. Naturalmente, una parte di tale profilo, difficilmente definibile sul piano quantitativo, è come sempre relegabile a fattori genetici ereditati dai genitori (p.e. statura, specificità delle fibre muscolari, parametri metabolici, ecc.). Non di meno si possono considerare di natura genetica anche alcune specifiche attitudini che investono il complesso coordinativo atto a regolare il rapporto piede-palla e lo spostamento del corpo in presenza della stessa (D’Ottavio, 1996).

Entro quest’ultimo fattore sono comprese anche le esperienze motorie nei primi anni di vita, la motivazione ad apprendere (mediata soprattutto dall’esterno), l’emulazione verso gli adulti di riferimento. Se da una parte infatti alcuni fattori sono geneticamente predeterminati, una cospicua fetta di contributo è relegabile alla qualità dell’ambiente tecnico-didattico (allenatori, dirigenti, società, compagni, risultati tecnici, ecc.) che i giovani incontrano nel proprio percorso evolutivo, alla qualità del programma tecnico-agonistico (p.e. tipo di competizioni, metodologia e livello di allenamento), alla motivazione ad apprendere e quindi alla “voglia” di migliorare se stessi, ed in parte anche ad altri ambienti educativi (scuola, famiglia, amicizie, ecc.) che concorrono alla formazione globale dell’individuo. Proprio le differenti esperienze maturate (rapporti interpersonali, ambienti e contesti situazionali vissuti) sono un fattore determinante nella crescita del soggetto e nello sviluppo del potenziale talento che detiene (Russell,1989; Williams e Really, 2000).

Articolo estratto dalla tesi di Edoardo Vanni, ‘sottoscrittore’ dell’ A.P.S. Esperti Formatori Sportivi

BIBLIOGRAFIA:

  • D’Ottavio (1996) (1999)
  • Malina R. M., Ribeiro B., Aroso J., Cumming S. P. Characteristics of youth soccer players aged 13-15 years classified by skill level. J. Sports Med. (2007); 41: 290-295
  • Weineck J. La preparazione fisica ottimale del calciatore. 390-398 Calzetti Mariucci Editori, Torgiano (PG), (1999)

Edoardo Vanni

Dottore Triennale in Scienze Motorie Sportive e della Salute (L-22). Dottore Magistrale in Scienze Motorie.

1 commento

Davide · 25 Luglio 2021 alle 9:45

Molto interessanti ed argomentate considerazioni per la comprensione del talento sportivo che può essere il risultato di una capricciosa casualità di avvenimenti personali e non soltanto della concorrenza di attitudini peculiari individuali. Complimenti a Eduardo Vanni

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